Fra Realtà e Leggenda
Fra Realtà e Leggenda
I fermenti ottocenteschi
Anche il comune di San Pietro in Guarano non fu immune dal fenomeno del brigantaggio.
Dal periodo che va dal 1860 al giugno del 1863, nella sola provincia di Cosenza, furono messi fuori combattimento 988 persone di cui 740 briganti e 248 complici. Anche il comune di San Pietro in Guarano non fu immune dal fenomeno del brigantaggio. Si racconta ancora oggi di omaccioni alti, robusti, impavidi, coraggiosi e spietati che imperversavano nei boschi, che derubavano i benestanti e che nascondevano il bottino per poi ritornare a riprenderlo in momenti più tranquilli. Storie leggendarie che continuano a sollecitare la fantasia di grandi e piccini.
La Grotta di Margherita
Fra realtà e leggenda la storia di Margherita, giovane e bella, uccisa dai briganti nella Jumara dei Furci, località Visciglietto.
C'è, nei pressi d'un torrente in contrada Furci, un alto colle pietroso su cui occhieggiano alcune aperture che immettono in un intrico di cunicoli e slarghi sotterranei: in essi dimora il fantasma di Margherita. Costei era una fanciulla ricchissima e venne rapita dal brigante Raone che voleva chiederne il riscatto ai familiari, e che, invece, se ne invaghì, cercò di usarle violenza, e poiché lei gli resistette, la uccise a pugnalate per poi gettare il corpo nei sotterranei del colle pietroso, Si sa: l'anima di chi muore per morte violenta s'aggira sempre nei luoghi del delitto, e spesso s'impossessa pure del corpo di qualche povero disgraziato; quest'ultimo pericolo con Margherita non c'è perché ha indole buona, mentre alla condanna che la inchioda al luogo del delitto s'è dovuta piegare per forza e la mal sopporta. Così, ogni tanto abbandona la sua dimora sotterra, s'assiede sulla soglia d'un cunicolo e se ne sta lì pensosa, a riflettere amaramente sul proprio destino. E il passante che si dovesse trovare da quelle parti proprio mentre l'ombra di lei è in vista, se ha tanto stomaco da non farsela sotto potrà gridarle «Margherita, Margherita / jéttami 'na munita»*; lei, nella speranza che l'altro la ricambi piangendo per la sua anima afflitta, gli lancerà certamente un bel marengo d'oro.
* Margherita, Margherita / lanciami una moneta.
Aria dei Nimici
Un
altro episodio che potrebbe avere a che fare con il brigantaggio risale
all'immediato dopoguerra verso il 1948-49. Un contadino di Redipiano, Eugenio
Panza, mentre stava provvedendo a preparare la terra per la semina, a colpi di
zappa, in località Aria dei Nimici nella Pignula vicino Terratelle, dissotterrò
lo scheletro di un uomo dalla presumibile altezza di due metri circa. Potrebbe
trattarsi, anche in questo caso, dei resti di un brigante ucciso forse dagli
stessi compagni durante le operazioni di spartizioni del bottino.
Tratto dal libro "Redipiano e l'opera di Frà Umile" di Pietro Turano
II Brigante Parma
Uno
dei capi brigante più conosciuti e temuti in quel periodo era Domenico Straface
di Longobucco, meglio conosciuto con il nomignolo di Palma, nel linguaggio
popolare II Brigante Parma.
Intorno al suo nome si era creato un vero e proprio alone di leggenda. Impavido, generoso, determinato, imprevedibile, un miscuglio di terrore e di eroismo. La leggenda del Palma si concluse nell'anno 1868 quando venne ucciso con la complicità di un nostro quasi compaesano di nome Antonio Acri.
Tratto dal libro "Redipiano e l'opera di Frà Umile" di Pietro Turano
A Funtana 'e Malunume
di Pietro Turano
Le sorgenti d'acqua, le fontane, qualche anno fa avevano una funzione e un significato
molto importante.
Da una parte rappresentavano una fonte di
approvvigionamento e di rifornimento di acqua da utilizzare per bere o
addirittura per preparare i pasti in cucina.
Non c'era l'acqua in casa e le famiglie, utilizzando
degli appositi recipienti, si recavano alle più vicine sorgenti per attingere e
trasportare in casa il prezioso liquido.
Si andava a "prendere
l'acqua" alla fontana, quasi sempre in compagnia, parlando e discutendo
allegramente e senza avvertire alcuna fatica, tanto era piacevole questa
attività.
Arrivati alla fontana ci si incontrava con altre
persone, ci si metteva in fila e aspettando il proprio turno, a volte di ore, si
socializzava, si scherzava, nascevano delle amicizie, addirittura dei
fidanzamenti.
La Fontana
assumeva in tal modo una salutare e necessaria funzione socializzante, e
rappresentava una possibilità di incontro tra le persone specialmente tra gli
individui di sesso opposto.
Ricordiamo che qualche anno fa le persone di sesso
femminile avevano poche possibilità di uscire da casa e di conoscere coetanei
di sesso opposto; le uniche due possibilità erano l'uscita della messa nei
giorni festivi e il "prendere l'acqua
alla fontana" a cadenza quotidiana.
I paesi
erano circondati da Fontane che sgorgavano acqua limpida e fresca, c' era solo
l'imbarazzo della scelta.
Una di queste fontane situate
nella nostra zona e per la precisione a confine tra i comuni di Lappano e San
Pietro in Guarano, in località Ventulilla era "a FUNTANA e MALUNUME", ancora esistente e frequentata a tutt' oggi.
Era quindi la fontana del "cattivo nome", perché in realtà si
chiamava " a funtana du cunnu" (l'organo sessuale femminile),
in quanto lì avvenivano incontri segreti fra amanti e trasgressioni erotiche.
Visto che non era elegante
chiamarla con il vero nome era stata
ribattezzata " a funtana du malunume".